venerdì 10 gennaio 2014

Pozzo di San Patrizio, Orvieto

La vera impresa quando andate ad Orvieto è...riuscire a raggiungerla. La città sorge su una rupe e questa configurazione geografica, associata alla politica amministrativa locale - a nostro avviso condivisibilissima - di realizzare un centro storico a misura di pedone (con l'introduzione di Zone a Traffico Limitato e parcheggi spesso destinati ai residenti), rende oggettivamente difficoltoso se non quasi impossibile l'accesso alla cittadella. 
Dopo un'attenta ricerca sul Web sulla disponibilità dei parcheggi e dopo esserci procurati una una mappa del centro storico, noi abbiamo optato per il parcheggio "Campo della Fiera" che, oltre ad essere custodito, dispone di ben 620 posti auto e grazie ad un sistema di ascensori e scale mobili ci ha permesso di arrivare in pochi secondi a breve distanza dalle principali mete di interesse del centro storico (nella mappa il parcheggio è quello in basso a destra). Solo un'attrazione ha reso "infelice" la nostra scelta, dal momento che si trova agli antipodi del parcheggio suddetto: il Pozzo di San Patrizio, appunto.
Il Pozzo si trova nei pressi del punto di arrivo (o di partenza, dipende dai punti di vista) della funicolare, in Piazza Cahen, esattamente sulla sinistra della stazione, ben segnalato da un cartello giallo impossibile da non notare.

Il cartello di segnalazione. In fondo al viale c'è il pozzo.
  
L'accesso con, all'interno, la biglietteria
Imboccato il viale per il pozzo, si raggiunge un piazzale con una terrazza panoramica e, al centro del piazzale, una struttura cilindrica che funge da accesso e biglietteria. Il costo del biglietto per il Pozzo di San Patrizio è di 5,00 euro a persona (ma sono previste riduzioni). Onestamente ci è parso un prezzo eccessivo, sia per quello che c'è da vedere all'interno (non molto in realtà) sia in relazione al fatto che il Duomo di Orvieto, decisamente un capolavoro che richiede una visita più lunga e più attenta, prevede un biglietto di accesso base di soli 3 euro.
Ma di cosa si tratta? Il Pozzo di San Patrizio è letteralmente un pozzo, fatto costruire nel Cinquecento da Papa Clemente VII che, reduce da un assedio subito a Roma, rifugiatosi ad Orvieto sentiva la necessità di disporre di un'opera in grado di garantirgli un approvvigionamento idrico in situazioni analoghe a quelle vissute nella Capitale. L'opera è un capolavoro ingegneristico: costruita da Antonio da Sangallo il Giovane in ben dieci anni, è profonda 53 metri ed è famosa soprattutto per la presenza di due scale elicoidali, una destinata alla discesa, l'altra alla risalita, lungo le quali all'epoca scendevano e salivano senza mai incrociarsi i muli impiegati per il trasporto dell'acqua prelevata dal fondo del pozzo.
Esautorata di ogni utilità civile, oggi l'opera è diventata solamente un'attrazione per turisti che, talvolta impegnati a contare i gradini della rampa di discesa o di risalita (pare da alcune fonti che siano 248 anche se sul Web ognuno "spara" numeri diversi), dimenticano di aver pagato un biglietto decisamente sovrastimato in relazione alla qualità estetica del bene che stanno visitando. Per dirne una: in una Orvieto pienza zeppa di presepi nel periodo natalizio, nessuno ha pensato di allestirne uno nella vasca posta sul fondo del pozzo.
L'accesso al sito è sconsigliato ai claustrofobici o ai cardiopatici (c'è pure un cartello che lo dice) e in generale l'umidità regna sovrana: quindi lasciate perdere tacchi, scarpe in suola o sarpe ginniche scivolose sul bagnato, rischierete una caduta già in fase di discesa. Non dimenticate, inoltre, che dopo la discesa vi toccherà una salita alquanto impegnativa, specialmente se siete poco avvezzi all'attività fisica. A nostro avviso il percorso non è nemmeno tanto sicuro: se è vero che per scongiurare scivoloni è previsto un passamano, sappiate che quello sarà l'unico strumento che vi "assisterà" durante il tragitto! Dato che l'illuminazione è scarsa (altra pecca non trascurabile), non avrebbe guastato segnalare le pedate dei gradini con nastri colorati, magari di materiale antiscivolo che avrebbe certamente facilitato la discesa. I bambini poi, teneteli "al guinzaglio": le finestre sulle pareti che si affacciano al pozzo non hanno alcuna ringhiera e, in alcuni punti, non troverete affatto difficile affacciarvi dalle stesse.
Ma allora cosa c'è di buono? Pur essendo appassionati di visite "in sotterraneo" (leggi qui, ad esempio) all'euforia iniziale dopo qualche decina di gradini abbiamo trovato poco entusiasmante la visita nel suo complesso. Una cosa, tuttavia, è garantita: sia l'atmosfera che le foto sono decisamente d'impatto. Eccovene alcune...

Il pozzo visto dall'alto
Le scale lungo la discesa
Il pozzo visto dal fondo
Le finestre lungo la parete interna del pozzo

martedì 31 dicembre 2013

Chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio, Bari

Accade così, quasi per caso. Girovagando per i meandri di Bari Vecchia, percorrendo uno stretto vicolo oppure oltrepassando un arco angusto, ti puoi ritrovare sempre difronte a qualcosa di nuovo ed inaspettato.
Ne è un esempio Piazza del Buonconsiglio. Qui si rinvengono i resti di un'antica chiesa del Borgo, collocata quasi nei paraggi del porto, risalente almeno al IX secolo d. C. della quale si sa poco o nulla.

I resti della chiesa

Da alcune notizie reperibili sul Web si apprende che la chiesa, di modeste dimensioni, venne costruita e poi ristrutturata in almeno tre fasi storiche successive. Ciò è desumibile dall'analisi degli unici elementi ancora presenti che, ad eccezione delle nove colonne, sono sopravvissuti all'incedere del tempo: i pavimenti. Questi costituiscono la vera bellezza del rudere, un po' perché non molto altro è rimasto, un po' perché testimoniano quello che doveva essere l'originario aspetto della chiesa ormai sparita.

Interessante è, infine, un episodio storico relativo alla chiesa, narrato dallo storico Antonio Beatillo (Historia di Bari principal città della Puglia, 1637).
Pare che verso la fine dell'Anno Mille, in occasione dei matrimoni, fosse usanza per i parenti stretti della sposa accompagnarla all'altare con un vero e proprio corteo per le vie del centro storico. Per dare maggior lustro al giorno in questione, qualcuno - preso da sciocca vanità - iniziò a far accompagnare la propria figlia da qualche nobile locale: nel tempo questa usanza occasionale venne interpretata dalla classe nobiliare come un vero e proprio diritto irrinunciabile. Dice il Beatillo che "non piacque ciò ìr popolani, e per questo i primi di essi, vedendosi così aggravati, né havendo à chi ricorrere per giustitia, si unirono segretamente nella lor Chiesa, nominata allora la Madonna del Popolo, e stabilirono, che, nel primo sponsulitio da farsi, tenessero in detta Chiesa buon numero di gente armata, la quale, se dagli avversarij fosser lor fatta viole(n)za, uscisse arditamente di là, e ne facesse macello".
Fu così che nel dicembre del 946 d. C., in occasione dell'ennesimo sopruso da parte di un nobile nei riguardi di una sposa, scoppiò una vera e propria sommossa popolare che portò all'uccisione di un gran numero di nobili locali. Da allora l'usanza si estinse e il nome della chiesa passò da Madonna del Popolo a Santa Maria del Buonconsiglio.

Per i più curiosi ecco l'intero stralcio del Beatillo... (Clicca Qui)