sabato 26 aprile 2014

Terme di Saturnia, le "Cascate del Mulino".

Terme di Saturnia, Cascate del Mulino

Le abbiamo scoperte per caso, da un “Mi piace” messo su Facebook da qualche nostro conoscente ad una foto trovata sul Web, che all'inizio sembrava poco credibile, davvero troppo perfetta, praticamente una cartolina. Dopo averle visitate di persona, oggi con gran meraviglia dobbiamo ammettere che la foto non era affatto ritoccata: il posto c'è e dal vivo è ancor meglio di quel paradiso incantevole che già di per sé appare in foto.
Facendo alcune ricerche su internet sembra che la località “Cascate del Mulino” sia alquanto rinomata, anche se dobbiamo confessare che non è proprio di strada rispetto agli itinerari convenzionali della Toscana. Se dopo questa recensione qualcuno deciderà di raggiungerla, sappia che molto probabilmente avrà a che fare con strade sconnesse e immerse tra i boschi, con curve tortuose e diversi saliscendi, animate di rado da qualche gregge di pecore al pascolo immerse nel rilassante panorama bucolico che caratterizza gran parte della Toscana meridionale. 

Terme di Saturnia, Cascate del Mulino

La località “Cascate del Mulino” è a circa tre chilometri a sud di Saturnia, una frazione del Comune di Manciano situata nell'entroterra della Maremma grossetana. Per chi volesse raggiungerla le coordinate GPS da inserire nel navigatore sono le seguenti: 42.648120, 11.512117.
Ma di cosa si tratta? Saturnia sin dai tempi degli Etruschi e dei Romani è rinomata per la presenza di acque sorgive termali. Un’antica leggenda racconta che queste acque sono nate per mano di Giove dopo che quest’ultimo, in occasione di un diverbio, preso dall'ira scagliò contro Saturno un fulmine, mancandolo: nel punto esatto dove cadde il fulmine nacquero le sorgenti termali. 
Leggenda a parte, poco lontano da Saturnia si erge il Monte Amiata, un vulcano ormai spento: pare che nei pressi di Saturnia anticamente fosse presente un cratere vulcanico, oggi inattivo ma che tuttavia ancora manifesta fenomeni di vulcanismo secondario. L’acqua di falda, infatti, scorrendo lentamente nel sottosuolo locale risente delle temperature ancora elevate delle rocce vulcaniche in profondità, riaffiorando in superficie profondamente mutata ed arricchita sia in gas (anidride carbonica ed idrogeno solforato) che in sali minerali (bicarbonato, calcio, magnesio, solfati). La sorgente, da cui sgorga l’acqua alla temperatura di 37.5 °C, alimenta sia un rinomato complesso termale privato costruito su di essa che un ruscello; quest'ultimo, dopo qualche centinaio di metri di percorso tra i canneti, precipita in un gioco di cascatelle e vasche naturali in prossimità di un antico mulino: eccovi spiegato il nome della località, “Cascate del Mulino”.

Le Cascate del Mulino viste dalla S.P.10

Venendo da sud lungo la S.P.10, poco prima di arrivare a destinazione si intravede dall'alto della strada il mulino e le cascatelle tanto agognate (dopo un'ora e mezza di macchina, fate un po' voi!). Percorriamo le poche curve che ci separano dalla meta in breve tempo ed imbocchiamo la strada che porta al mulino. Già qui cominciamo a scorgere le auto in sosta su strisce bianche, mentre di fronte ci ritroviamo un bar/ristorante, l’unico presente in zona. Desiderosi di scendere dall'auto, sulla destra entriamo in un grande parcheggio gratuito in cui lasciare comodamente l’auto. Il mulino è lì, alla sinistra del bar, da cui proviene il fragoroso scroscio delle acque che scendono lungo le cascatelle.
L’accesso alle Cascate del Mulino delle Terme di Saturnia è GRATUITO: non si paga nessun biglietto e non si paga il parcheggio. Per questa ragione (ovviamente) non troverete servizi igienici né uno spogliatoio in cui mettervi in costume: tutti si cambiano in auto, la cosa vi sembrerà naturale.

Alcuni preziosi consigli che nascono dalla nostra personale esperienza: 
  • noi ci siamo organizzati indossando già prima di arrivare a destinazione il costume;
  • dovendo muovervi sulle rocce da una vasca all'altra, sarebbe opportuno munirvi di scarpette antiscivolo (le scarpette da scoglio, per intenderci);
  • per andare dall’auto alle cascate e viceversa munitevi di accappatoio: se non ci andrete in estate sarà l’unico momento in cui potreste sentire freddo. Noi ci siamo stati ad aprile in una giornata nuvolosa a tratti piovosa, ma in acqua si stava divinamente, e da quel che ci hanno detto lì la gente fa il bagno pure di notte o durante il periodo invernale, quando certamente l’affluenza sarà minore;
  • portate con voi un piccolo borsone da piscina, in cui lasciare accappatoi e quantomeno le chiavi dell’auto: telefonini e portafogli sarà meglio lasciarli in auto, perché il borsone rimarrà sulla riva;
  • per scattare foto vi consigliamo una macchinetta resistente all'acqua anche se, una volta fuori, sarà meglio lavarla ed asciugarla a dovere per la presenza dei tanti sali minerali;
  • una volta conclusa la giornata portate un cambio comodo da indossare in auto, ricordando che la pelle sarà in parte coperta da un sottile velo di sali minerali: non stupitevi perciò se vi porterete dietro una leggera puzza di zolfo, è normale.  
E ricordate: state facendo il bagno a diretto contatto con la natura, in piscinette con acqua sorgiva ad una temperatura di quasi 38 °C e…totalmente GRATIS! Rinunciare a qualche piccolissima comodità è un prezzo irrisorio da pagare in cambio di un’esperienza bellissima come questa! Buona scoperta, ma nell'attesa diteci se questo articolo vi è piaciuto!

Terme di Saturnia, Cascate del Mulino viste dalle vasche

Terme di Saturnia, Cascate del Mulino viste dalla riva

martedì 8 aprile 2014

Cripta del Peccato Originale, Matera

Come sicuramente avrete notato leggendo qualcuno dei nostri post, noi due siamo amanti dei monumenti "fuori mano", di mete spesso difficili da raggiungere che proprio per questo hanno un fascino maggiore una volta raggiunte. La Cripta del peccato Originale è stata una piacevolissima scoperta in un caldo e sonnecchiante pomeriggio di giugno dello scorso anno, di ritorno da un rilassante meriggio dalla Diga di San Giuliano situata a pochi km di distanza da Matera. 

La Diga di San Giuliano

Telefonando al numero del sito ufficiale dell'attrazione abbiamo prenotato una visita. Il prezzo del biglietto è di 8 euro: potrà sembrarvi alquanto "caro", ma un giudizio definitivo in tal senso si può dare solo dopo aver visitato il posto di persona. E a nostro avviso sono soldi ben spesi!
Dal momento che la Cripta è in aperta campagna, l'appuntamento con il responsabile della struttura ci è stato fissato presso un distributore di benzina Q8 (attuale GrifoGas) sulla SS7 in direzione di Potenza, a circa una decina di km da Matera, poco distante dalla Diga di San Giuliano. 

Il distributore in cui si incontra la guida
Dopo qualche minuto di attesa (pochi alla volta arrivavano altri turisti come noi) finalmente siamo partiti, ciascuno con la propria autovettura, in direzione della Cripta, formando un trenino di macchine al seguito del furgoncino della guida. La bella giornata ha certamente reso più piacevole l'escursione per i tratturi polverosi che portano alla Cripta, immersa tra i campi di grano dorati che brillavano al sole. 
In pochi minuti siamo arrivati a destinazione e, tra olivi e piante aromatiche, siamo scesi lungo una scalinata ricavata sulla parete della rupe scavata dai corsi d'acqua nel banco calcarenitico affiorante. Sullo sfondo un vecchio ponte metallico abbandonato fa da cornice alla location, lì dimenticato come dimenticata era stata per secoli la grotta che ci stavamo accingendo a visitare.

Il ponte sulla gravina
Di che si tratta? La Cripta del Peccato Originale è una grotta risalente al IX secolo a.C., adibita a chiesa dai monaci basiliani, eremiti che in passato si stanziarono nei dintorni di Matera, circondata da sempre da un territorio ricco di anfratti e cavità naturali sparse tutt'intorno al centro abitato ed internamente allo stesso. Il posto per secoli è caduto nel dimenticatoio, frequentato solamente da qualche pastore errante che, con pecore al seguito, vi dimorava per brevi periodi riparandosi durante la notte o durante le ore più calde della giornata. Riscoperta da alcuni speleologi locali negli Anni Sessanta, solo recentemente è stata sottoposta ad un accurato lavoro di restauro che, grazie anche a dei lavori di messa in sicurezza, le hanno consentito di divenire un bene fruibile per i turisti di passaggio. 
Dopo una breve introduzione la guida ci ha invitati ad entrare, scusandosi per il buio che avremmo trovato ma spiegandoci che almeno inizialmente sarebbe stato meglio accedere nella totale oscurità (benché vi fosse un impianto di illuminazione) per rendere così più d'effetto la scoperta della grotta. Procedendo per qualche metro nella penombra, ci ha fatto accomodare sul pavimento scosceso in roccia affiorante ed è partita la spiegazione registrata. La visita è stata meravigliosa: un sapiente gioco di luci illumina un enorme affresco realizzato su due delle pareti di fondo dell'ambiente, con scene bibliche dell'Antico Testamento, figure angeliche e vari santi. Non a caso da più fonti la Cripta del Peccato Originale viene definita la "Cappella Sistina dell'arte rupestre". La visita è stata emozionante, ed il silenzio degli altri spettatori evidentemente confermava lo stupore provato dai presenti dinanzi a tanta bellezza. Ancora oggi abbiamo negli occhi il colore di quei fiori, probabilmente papaveri, affrescati dappertutto sulle pareti della chiesa, realizzati da un ignoto pittore il cui nome è andato perduto nella notte dei tempi. 
L'unico rammarico è stato quello di non aver potuto scattare foto, per espresso divieto dell'accompagnatore, ma ci è stato detto che avremmo trovato le immagini sul sito ufficiale. A completamento della recensione ne riportiamo alcune, che troverete presso il sito ufficiale dell'attrazione. Anche se sono solo immagini, speriamo che vi rendiate conto della splendida scoperta che abbiamo fatto, anche questa volta... 
Se proprio non riuscite a raggiungere il posto, eccovi un link che vi consentirà una visita virtuale della Cripta.
Dal vivo, però, è tutta un'altra cosa...

Una visione d'insieme della Cripta.
Un particolare della parete di fondo: da sinistra a destra sono raffigurate le tappe più importanti del libro della Genesi. A sinistra c'è la creazione della Luce (raffigurata dalla figura umana a braccia alzate). Subito accanto c'è la creazione della Notte. Al centro, purtroppo poco leggibile a seguito di un distacco, c'è la creazione dell'uomo a cui segue, verso destra, la creazione della donna dalla costola dell'uomo. Sulla destra, infine, l'albero avvolto dal serpente con Adamo ed Eva che mangiano il frutto proibito dando luogo al Peccato Originale e alla conseguente cacciata dal Paradiso.
Modalità in cui avviene la visita.
Santi Pietro (al centro), Andrea (a sinistra) e Giovanni (a destra). 
Madonna col bambino.
Gli Arcangeli Michele (al centro), Gabriele (a sinistra) e Raffaele (a destra).

venerdì 4 aprile 2014

Ipogeo dei Volumni, Perugia

Dopo una mattinata trascorsa nel centro di Perugia, prima di intraprendere il lungo viaggio di ritorno a casa, decidiamo di visitare l'Ipogeo dei Volumni, concludendo in bellezza il piacevole soggiorno di tre giorni in suolo umbro. 
Pur sapendo che sarebbe stato fuori dal centro abitato di Perugia (in via Asissana, 53)  non avremmo mai immaginato che sarebbe stato un posto così complicato da raggiungere: certo, contare su un navigatore non aggiornato da più di tre anni effettivamente non giocava a nostro favore, ma non ci aspettavamo addirittura di dover percorrere un tratturo sterrato e fangoso tra le campagne umbre. Ad ogni modo, tornati sulla strada asfaltata, dopo aver raggiunto la località PONTE SAN GIOVANNI (una frazione di Perugia) l'Ipogeo ci si è materializzato davanti improvvisamente, al punto che non l'avevamo quasi notato. La struttura, infatti, sorge in una posizione poco felice, al di sotto di un ponte (il raccordo autostradale Bettolle-Perugia) e a ridosso di un passaggio a livello ubicato in piena curva. Il parcheggio (gratuito ma non custodito) si trova a circa 100 mt dall'ingresso, perciò una volta lasciata l'auto bisogna tornare a piedi in direzione del passaggio a livello. Non essendoci indicazioni specifiche ci pare doverosa questa precisazione, visto che dal parcheggio si ha l'impressione di dover seguire un percorso in realtà non presente.

Ipogeo dei Volumni, orari di ingresso.
All'ora del nostro arrivo (erano circa le 14.00) l'Ipogeo sembrava chiuso. In effetti, stando al cartello degli orari di ingresso (per gli orari si veda l'immagine) avremmo dovuto attendere le 15.30 per la riapertura pomeridiana. Ciononostante suonando ad un campanello ci è stato prontamente consentito l'accesso senza problemi, cosa a noi alquanto gradita visto che altrimenti avremmo dovuto attendere un'ora e mezza sotto quel cavalcavia, ritardando in tal modo il ritorno a casa. 
Una volta entrati, sulla vostra sinistra, è presente una lunga gradinata su cui sono disposte (o, meglio, accatastate) numerose urne funerarie in pietra rinvenute nell'area archeologica esterna alla struttura. L'impatto visivo è inizialmente piacevole, suscitando l'impressione di un'ampia varietà di elementi l'uno diverso dall'altro adiacente; tuttavia l'infelice disposizione impedisce di cogliere tutti i particolari delle singole opere d'arte che si hanno davanti, rendendo poca giustizia a capolavori che, presi singolarmente, probabilmente meriterebbero di occupare un'intera teca di un museo. 

Le urne sulla sinistra 
Fatto il biglietto (che intero costa 3 euro), si scende all'interno della principale attrazione, l'Ipogeo. Si tratta di un sepolcro di epoca etrusca (II secolo a. C.) appartenuto alla ricca famiglia etrusca dei Velimna e rinvenuto casualmente da un contadino nella prima metà dell'Ottocento. 
L'Ipogeo, costituito da 10 camere, riproduce una costruzione simile ad una casa tipica dell'epoca, come a voler accogliere i resti dei defunti in un ambiente che ricordasse loro i luoghi in cui avevano vissuto. Lo scavo si sviluppa al di sotto della gradinata su cui sono assiepate le urne cinerarie, preceduto da una lunga scalinata all'inizio della quale sono disposte due sculture di richiamo fallico. Conclusa la discesa si apre una porta in plexiglass e si varca la soglia del sepolcro. Una volta entrati la luce cambia repentinamente: fuori una luminosità a tratti accecante, dentro una penombra piacevolissima, capace di incutere una sensazione di quiete e di rispetto per il luogo che si sta visitando. 
Abituati gli occhi alla fioca e calda luce sotterranea ci si trova in un largo corridoio, scavato interamente nella roccia come tutto l'Ipogeo. Sui lati del corridoio, avente una pianta a "T", si aprono quattro ambienti indipendenti, due per ogni lato, mentre sul fondo della "T" oltre ad una splendida sala visibile già dall'ingresso, si aprono altre due celle, una a destra e l'altra a sinistra della sala centrale. Il soffitto del corridoio è scolpito e ricorda il tetto a due spioventi di un'abitazione, con trave centrale e travetti diagonali: impossibile non scorgere le evidenti somiglianze con l'Ipogeo Monterisi Rossignoli di Canosa di Puglia, benché i due ipogei sorgano a centinaia di chilometri di distanza e siano stati eseguiti da culture differenti in epoche storiche differenti. 
Passando da un ambiente all'altro non passano inosservati i molteplici particolari scolpiti o collocati qua e là sulle pareti o sui soffitti nell'Ipogeo: bassorilievi di volatili e scudi, teste di serpenti in terracotta rossa (sono delle ricostruzioni), scritture parietali, bassorilievi di teste antropomorfe e motivi floreali.

Il dromos di accesso
Colonnine falliche
La porta di accesso allo scavo sullo sfondo la camera principale
La camera principale
Iscrizione parietale

Serpente in terracotta rossa (riproduzione)

Testa scolpita su una volta

I sarcofagi nella sala principale dell'Ipogeo dei Volumni
Conclusa la visita all'ambiente sotterraneo si risale la scalinata di accesso e si prosegue all'esterno della struttura, in un ampio parco allestito al di sotto del cavalcavia. Il parco ospita una necropoli con decine di tombe e cunicoli entro cui sono state rinvenute le urne viste all'ingresso, tombe di importanza oggettivamente trascurabile rispetto alla grandiosità della tomba visitata in precedenza. Un sentiero nel parco porta, infine, ad un piccolo antiquarium, entro cui sono ospitati alcuni reperti etruschi rinvenuti qua e là nella necropoli. 
Se siete nei pressi di Perugia consigliamo una visita all'Ipogeo dei Volumni. Un buon modo per trascorrere un rilassante pomeriggio all'insegna della cultura...

Un'urna nell'antiquarium
Reperti vari rinvenuti nelle tombe del parco archeologico
Il parco archeologico